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L'autostima (quella vera)


Dopo aver sognato, torniamo con i piedi per terra.


C'è un argomento che è davvero molto inflazionato nel mondo del “benessere” e troppo spesso è scambiato per altro: l'autostima.


Come sempre, per comprendere il significato, vediamone l'etimologia: dal lat. aestimare : valutare, apprezzare, con auto, valutarsi – apprezzarsi.



Auto-apprezzarsi.


Semplice, almeno in apparenza.


Eppure è una delle pratiche più difficili che ci sono. Perché?

Perché l'autostima nella nostra società è un equilibrio precario che ha diverse componenti.

Alcune di queste vengono “tramandate” dai tuoi genitori. Non solo da quanta “te ne hanno immessa”, ma anche da quanto loro stessi ne avevano.

Andiamo con ordine.


La prima componente dell'autostima è proprio quanta autostima hanno i tuoi genitori.

Infatti, una delle tantissime cose che hai imitato da loro, attraverso i neuroni specchio, è proprio come loro si auto-stimassero.

Se entrambi i tuoi genitori hanno avuto una sana autostima, allora il primo pezzetto del puzzle è stato messo.

Altrimenti, iniziano i primi problemi.

Eh sì! Perché basta uno dei due che non ne ha e già in te si è instillata insicurezza. Se poi entrambi non ne dovessero avere allora buona parte della tua mancanza deriva da questo.

Qui entra in gioco la seconda componente, che è strettamente collegata alla prima. Non si parla più soltanto del fatto che non hai potuto “copiare” la loro sana autostima. Una persona con poca autostima, quindi insicura, tende a trasmetterlo attraverso il proprio comportamento, sotto forma di paura, timidezza, silenzio, controllo, ansia, ecc.

Facciamo un esempio.

Io ho camminato sui carboni ardenti qualche anno fa. L'ansia e la paura dei miei genitori, che non hanno autostima, mi ha precedentemente subissato di “ma sei matto? La gente si brucia i piedi! Ma come ti salta in testa!? Ecc.”

In quell'esperienza, prima d'iniziare il cammino sui carboni, bisognava gridare un mantra e io ho urlato “io sono coraggio”. Ovviamente l'ho fatto e non mi sono bruciato (ci sono dei principi fisici che ti permettono di farlo). Per dovere di cronaca ci sono ripassato 4 volte! ^_^

Se io avessi avuto poca autostima, in quel momento, così come in tantissimi altri, mi sarei lasciato sopraffare dalla loro mancanza.

Peggio è se uno o entrambi i genitori hanno un disturbo di personalità, quale può essere il narcisismo patologico, il borderline o i passivo-aggressivi, perché in tal caso andiamo più nel profondo.

Infatti un figlio di una di queste tipologie verrà trattato senza alcun valore e a quel punto il/la pover* bambin* come potrebbe mai fare ad avere autostima?

Può capitare, che i genitori, magari rendendosi conto di aver ricevuto solo (o quasi) critiche distruttive dai propri genitori, tenderanno per reazione a fare il contrario cioè a pompare il proprio come se fosse un palloncino. Questa sovra-stimolazione creerà un altro tipo di danno al figlio: diventerà un narcisista!


Da questa breve disamina si può facilmente comprendere come i due estremi siano potenzialmente dannosi alla stessa maniera.


Il giusto, come sempre, sta nel mezzo.


Andando avanti con la vita si creano le altre opportunità di avere autostima. Fino ad adesso, a priori, tu non puoi farci nulla, queste sono situazioni che, tuo malgrado, sono entrate nella tua vita. Ci si può lavorare a posteriori su queste due componenti e da questo punto di vista sia la psicologia, che il coaching, che il consueling, così come anche un percorso di consapevolezza, quale è il Life Helping, possono aiutarti a farlo.

Mentre crescevi sei andato a scuola, poi magari hai fatto l'università o addirittura master e dottorati. Hai fatto sport. Hai fatto ogni tipo di attività che hai voluto.

Tutte queste componenti possono aver creato in te autostima.

In che modo?

Per esempio quando hai fatto un compito giusto e un qualsiasi insegnante delle scuole è stat* sever*, ma ti ha premiato/lodato quando doveva, ti ha creato autostima.

Se il tuo allenatore o maestro, ti ha premiato/lodato quando doveva, ha creato in te autostima.

In ogni “corso” che tu abbia seguito oltre ai risultati raggiunti, se colui/colei che lo teneva, ti ha premiato/lodato, tutto questo processo ha creato in te autostima.

Certo, senza un lavoro su tutta la prima parte, quella della famiglia per intenderci, la tua autostima non potrà mai essere piena, su quello non ci piove. Magari sai progettare lo space shuttle e hai autostima nel farlo, ma ti sentirai un inetto/a se non sai fare il letto come si deve se tua madre ti criticava aspramente se non lo facevi bene. Ovviamente ho estremizzato, ma in tantissime piccole sfumature questo può succedere.


“Ma come hai detto che era auto-apprezzarsi e invece finora hai parlato solo di componenti esterne?”

Brav*! Vedo che sei stato attent*!

Tutte le componenti di cui ti ho parlato finora, sono quelle relative al movimento che va da “fuori a dentro”.

Detto in altre parole “a come vuole che tu sia la società”.

Una volta che la mente ha compreso ed eliminato tutte le componenti esterne, un percorso di consapevolezza ti permette di “ascoltarti” senza più il rumore della mente, senza più tutto ciò di cui ti ho parlato finora e, a quel punto, si inverte il moto e diventa da “dentro a fuori”. Tu hai la consapevolezza di Essere, quindi qualcosa di intangibile, che viene sì comprovato dai fatti esterni, che però non servono più per accrescersi o radicare l'autostima, ma bensì come pura e semplice espressione di chi sei. Senza arroganza, senza paura, senza timidezza, senza giudizio e senza che ci sia alcuna voglia di apparire, per poter ricevere quel “brav*” che non hai mai ricevuto.

Allora l'autostima diventa espressione dell'Essere, quindi auto-apprezzarsi non per ciò che si fa, ma per ciò che si è, e tutto il mondo cambia.


E diventa “Life Helping”.



 
 
 

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