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Il consolidamento della coppia (o del suo disgregamento)



Siamo arrivati alla terza fase, quella del consolidamento della coppia (o del suo disgregamento).

Nella fase antecedente, se il processo delle 4 condizioni è stato fatto bene, (la voglia di comprendersi, l'accettazione di se stesso e dell'altro, l'intenzione di “lavorare” sulle differenze e la creazione di un vero dialogo), allora si è creata la base per una relazione duratura. Sì perché queste quattro condizioni, sono quelle che permettono di affrontare le difficoltà, i problemi e tutti gli imprevisti che la vita mette davanti. Nel caso in cui invece non siano state considerate o siano state fatte male o parzialmente, c'è un'altissima probabilità che la coppia vada verso il disgregamento.


Il disgregamento non è una cosa che avverà dal giorno alla notte e come ho specificato la scorsa settimana, non è detto che avverrà mai. Le persone capita che scelgano di rimanere in situazioni che gli generano infelicità, perché magari hanno generato attaccamento alla situazione, affetto o abitudine nei confronti dell'altro. Questo non ha nulla a che vedere con l'Amore. È un sostituto, un'illusione, qualcosa che serve per sopravvivere nella vita o per evitare di affrontare qualcosa che fa male.


Cosa sia davvero l'Amore lo vedremo la prossima settimana, perché finora, all'interno della coppia, l'Amore vero, ancora non c'è. Affinché si possa affermare che ci sia, bisogna superare questa fase.


Da un'osservazione oggettiva, ho potuto notare come spesso, ultimamente, avviene anche il contrario: cioè alle prime difficoltà e problemi, invece di rimboccarsi le maniche e provare ad affrontarli e, nel caso, risolverli, si abbandona direttamente la nave. Non obbligatoriamente lasciare, ma “ritirarsi dalla lotta” scaricando le “colpe” sull'altro, invece di condividere le responsabilità per una possibile risoluzione.

Durante la pandemia, c'è stato un aumento del 60% di divorzi.

Ora, io capisco che dover passare 24h su 24h rinchiusi possa far emergere tutti i problemi e faccia conoscere meglio le persone. Ma siamo davvero sicuri che tutte quelle coppie che si sono lasciate abbiano effettivamente lavorato per sistemare i problemi che, inevitabilmente, si saranno venuti a creare?

Personale opinione, io metterei la mano sul fuoco sul no. Sicuramente qualcuno l'avrà fatto, ma nella maggioranza dei casi propenderei per il non c'è stato impegno nel comprendere se stessi e l'altro.


Sarei curioso di sapere tu che ne pensi e se ti sei trovato in questa situazione cosa è successo e come hai agito.

Comunque perché dico questo?

Perché sempre meno persone, nella loro vita, sono arrivate ad una fase adulta. Approfondirò il concetto di adulto tra qualche settimana, ma intanto ti dico che Adulto non significa solo lavorare, farsi un mutuo per comprare una casa, sposarsi e mettere al mondo figli, pagare bollette e roba simile. Questa è una minimissima parte.

Essere Adulto, per grandi linee, significa che ti sei assunto la responsabilità di conoscere chi sei, di essere felice, di sanare i tuoi traumi personali per evitare di passarli ai tuoi figli, al partner o alle persone che ti circondano e andare a interrompere i traumi o le “eredità” familiari, e di assumerti la responsabilità del progresso del mondo. Io di persone che abbiano fatto questo lavoro, ne conosco davvero poche...anzi nessuna.


Sia come sia, è proprio in questa fase che i due partner, arrivano a scoprirsi.

Questa è la fase in cui la magia del “è tutto bello” si è trasformata in “vediamo chi è davvero”; si comincia a mostrare di più se stessi, quelli che sono i difetti, i meccanismi, le fissazioni, le proprie abitudini.

Superata una certa età, sicuramente si è cominciato a non vedersi soltanto fuori casa, ma anche a dormire insieme, ad organizzare weekend fuori, a farsi una vacanza, in alcuni casi a progettare o realizzare una convivenza.

Questi momenti sono stati utili per vedere cosa succede nell'interazione con l'altro, nel vedere se la persona che si è scelto, veramente può integrarsi con noi.


Questa fase ha una durata variabile.

Mentre le precedenti hanno una tempistica che può essere definita, questa no.

La prima fase, quella dell'innamoramento, dura variabilmente dai 3 ai 6 mesi, considerando una media di 3/4 volte a settimana di uscite o incontri. Se ci si fosse visti tutti i giorni sicuramente durerebbe tre mesi.

La seconda fase ha la stessa identica durata, parametrata in base a quanto ci si è visti e che tipologia di incontri ci sono stati. Se si fosse partiti subito forte facendo weekend insieme o dormendo a casa di uno o dell'altro, è ovvio che seconda e terza fase andranno inevitabilmente a sovrapporsi.

Mentre se i due partner dovessero scegliere di andare piano, le prime due fasi potrebbero arrivare fino ad un anno complessivamente, ma anche qualcosa in più.

La terza fase non si può quantificare...come fai a dare un tempo alla conoscenza? Non si può. Ma si può comprendere se si è sulla strada giusta.

Per esempio: due persone vanno a convivere, ma se si incontrassero solo la sera, distrutti dopo una giornata di lavoro, e metà del tempo lo passano al cellulare e l'altra metà davanti la televisione, quanto pensi che possano conoscersi?

Zero.

È la qualità del dialogo e della condivisione degli interessi che crea la “coppia”.


Forse anche per questo ci sono stati tutti quei divorzi durante i vari lockdown.. i vari partner si sono finalmente conosciuti!

Scherzi a parte, conoscere a fondo l'altra persona vuol dire che si diventa “vulnerabili”, perché l'altro può usare i tuoi punti deboli per farti del male, se volesse. Quindi non tutti scelgono di abbassare le difese e mostrarsi per ciò che sono, perché magari precedentemente sono stati feriti e partono prevenuti. A maggior ragione se l'innamoramento fosse stato più forte dei precedenti, si ha ancora più paura di abbassare le difese, di mostrare il proprio lato ombra.

Se due anime si mostrano per ciò che sono e hanno creato dialogo, rispetto, responsabilità, condivisione e gioia, allora questa fase diventa naturale e delicata (intendo senza traumi), si crea nell'altro la propria casa, quel “porto sicuro” che ognuno di noi cerca all'interno della coppia. Affinché ciò avvenga serve tolleranza, dolcezza, premura, prendersi cura, accoglienza, voglia di cercare la complicità, sviluppare una parte spirituale comune, libertà di pensiero, di espressione, valori e credenze condivisi... è un'alchimia davvero complessa ma teoricamente possibile. Dalla mia osservazione, è possibile solo se realmente le persone amano se stesse, soddisfano tutti i loro bisogni (intendo i 44 bisogni del Life Helping, non solo quelli fisiologici) e posseggono tutte le qualità che ho appena elencato.

Persone che siano arrivate a questa fase, ma anche oltre in realtà, con tutte le caratteristiche che ho elencato, nella mia vita, ne ho conosciute solo due, una coppia. A oltre ottantanni, si amano e si rispettano come se ogni giorno facesse parte dell'innamoramento, mentre hanno 4 figli, una decina di nipoti e quattro bisnipoti. Per farti comprendere la proporzione, nella mia vita finora avrò conosciuto, in trentotto anni, duemila persone? Duemila e cinquecento? Tremila?

Ecco. Quelle che hanno creato una coppia (cioè sono arrivate alla 5 fase) sono soltanto due.

Non è molto confortante come stima, me ne rendo conto!

Sicuramente nel mondo ce ne saranno tante altre (o almeno me lo auguro), ma la proporzione credo sia proprio questa.

Ciò che conta però è che queste persone esistono e l'unica cosa che tutti possiamo fare, è prenderle da esempio, lavorare su noi stessi e cercare di fare tutte le fasi della coppia al meglio delle nostre possibilità.


Prima o poi, la persona che si integrerà perfettamente con te e con il quale potrai avere tutto questo, la troverai (a meno che tu non l'abbia già trovata)!

 
 
 

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