HSP - La timidezza
- Life Helping Master
- 20 set 2022
- Tempo di lettura: 7 min

Qualche giorno fa ho visto un cartello su Instagram che diceva: “Settembre is the new Gennaio”, intendendo come i nuovi inizi siano di settembre e non più solo di capodanno.
Vibrazionalmente ho sentito mia questa frase, perché tornato a settembre è come se avessi sentito un click, a livello di consapevolezza come se fossi salito di un gradino.. ma non solo!
Infatti è da un mesetto circa che sto studiando le “persone altamente sensibili”, che è una categoria di persone che rappresentano circa il 20% della popolazione mondiale. Secondo gli studi scientifici sono proprio una categoria a parte, perché hanno doti e caratteristiche “psichiche” del tutto diverse dagli altri. Rispetto a quello che sto leggendo e studiando mi ci sono ritrovato, ma essendo poco trattato e solo ed esclusivamente dal punto di vista della psicologia, quindi della mente, sto cercando di fare le mie ricerche e i miei studi paralleli. Perché ho compreso come, anche se è un percorso che va bene per tutti, il Life Helping, funzioni molto più approfonditamente proprio su questa “tipologia” di persone.
Per farti un minimo di idea, puoi andare a leggere ciò che c'è in giro, ma ahimè c'è tanta disinformazione. Perché spesso viene scambiata con l'ipersensibilità, che non è una caratteristica “neutra”, qual è invece l'alta sensibilità, ma un vero e proprio trauma o patologia.
Quindi fintantoché non ho finito quello che è la mia ricerca, non ti parlerò di questo, ma delle caratteristiche singole che vengono accreditate alle persone altamente sensibili.
Oggi parleremo quindi della timidezza.
La prima domanda da porci è: tutte le persone timide sono altamente sensibili?
Assolutamente no.
La timidezza è anche uno stato indotto. Se io ho un genitore che cerca di reprimermi in ogni maniera o che mi scredita, oppure a scuola ho avuto un'esperienza traumatica che mi andrà ad inibire, altamente sensibile o meno, sicuramente genererò timidezza.
La differenza qual è?
Se una persona è altamente sensibile, come ti permettono di comprendere i termini della “definizione”, significa che quell'evento avrà una maggior portata sul soggetto proprio perché è più sensibile!
La timidezza può anche essere una caratteristica di “default” delle persone altamente sensibili. Perché generalmente sono persone che hanno una sfera emotiva molto più profonda, sono quelli che si fanno troppi problemi, quelli che impiegano più tempo ad agire, proprio perché devono arrivare più in profondità riguardo a ciò che sono e sentono.
In un mondo che va velocissimo e che è iperstimolato, quelli che fanno parte di questa categoria “impazziscono” proprio. Hanno bisogno di osservare maggiormente prima di interagire, perché sono coloro che entrano più in connessione con quello che provano gli altri.
Infatti la vera “Empatia” è propria delle H.S.P. (high sensitive person o persone altamente sensibili.. d'ora in poi userò quest'acronimo). Perché? Perché erroneamente si dice che sia “mettersi nei panni dell'altro”. Se non sei un HSP, userai la mente per farlo e al massimo potrai “capire” una situazione. Se non l'hai mai vissuta è impossibile “mettersi nei panni dell'altro”. Un HSP la sente a livello vibrazionale!
Comunque tutto questo preambolo per introdurre appunto la timidezza.
Vediamo cosa dice il vocabolario etimologico del termine: dal lat. timidus, da timère temere. Che manca d'ardire e di sicurezza.
“La timidezza è un tratto della personalità che caratterizza in varia misura il comportamento di un individuo improntato a esitazione, ritrosia, impaccio e pudore superiori a quanto manifestano in analoga situazione altri soggetti, ovvero a una minor socievolezza. Ai suoi livelli massimi si può manifestare come fobia sociale, con veri e propri attacchi di panico dovuti al profondo senso di inadeguatezza nei rapporti sociali e al sentire gli altri come delle possibili minacce.
La timidezza non va tuttavia considerata una patologia, ma un aspetto normale della personalità, che riguarda la maggior parte delle persone, in tutti i Paesi del mondo. Secondo le statistiche, in Giappone ben il 60% delle persone si dichiarano timide, negli Stati Uniti il 40% e in Israele solo il 27%. Ciò potrebbe dipendere dal fatto che la cultura giapponese impone rapporti molto rispettosi e formali con il prossimo, e in Giappone è considerata una vergogna sbagliare, mentre in Israele si insegna a puntare al successo e che sbagliare non è una vergogna.
«La timidezza è composta dal desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci.»
(Pierre Beauchêne)
La timidezza è spesso accompagnata dall'emotività, che si esprime in rossore del viso, sudorazione, incertezza nell'eloquio, tremori, posture goffe, ecc. Generalmente una persona timida evita il contatto oculare con l'interlocutore, si esprime con frasi brevi ed evita di porsi al centro dell'attenzione, perché teme moltissimo il giudizio degli altri.
La vita di relazione delle persone timide è in genere piuttosto contenuta, dal momento che esse preferiscono relazionarsi con gruppi ristretti di persone approfonditamente conosciute, con le quali si sentono a proprio agio, piuttosto che con gruppi numerosi nei quali sia possibile incontrare persone nuove o poco conosciute. Può accadere per questo che in famiglia e in altri ambienti, che il timido ritiene più sicuri, la sua naturale inibizione relazionale, come forma di compensazione, possa trasformarsi in comportamenti aggressivi, autoritari e prepotenti.
Un aspetto considerato generalmente negativo della timidezza è il fatto che essa impedisca al timido di difendere efficacemente i propri diritti e di esprimere le proprie opinioni davanti ad altre persone, così come accettare o svolgere ruoli di responsabilità in ambiente lavorativo. L'eccessiva emotività inoltre può ostacolare in alcune occasioni particolarmente stressanti la lucidità di pensiero e la capacità di comunicare. Tutto questo è alla base di stati d'animo negativi, disturbi d'ansia, scarsa autostima e, nei casi più gravi, depressione, isolamento sociale, disturbi psicosomatici, che limitano lo sviluppo delle potenzialità personali e la qualità della vita.
Il timido tuttavia può essere in molti casi particolarmente apprezzato per la sua personalità: per i suoi atteggiamenti cauti e sobri, per la sua tendenza a rispettare le regole, la sua attitudine empatica e le sue capacità di introspezione e di ascolto degli altri.”
Tutta questa spiegazione viene da wikipedia. Non sono voluto entrare troppo nello specifico, anche perché ai fini di quest'articolo è inutile.
La prima parte spiega come la timidezza sia un qualcosa d'indotto e di culturale.
I giapponesi sono timidi al 60% perché sono repressi culturalmente. Questo è proprio ciò che intendevo quando ho fatto la domanda se tutti i timidi fossero HSP. Perché sappiamo da molti studi che, gli HSP, rappresentano circa il 20% della popolazione, quindi in Giappone c'è un 40% di eccedenti “timidi”.
Gli israeliani invece lo sono molto poco, con una percentuale, del 27%. Cioè torniamo ad una percentuale più in linea con il quantitativo di HSP presenti in una popolazione, con una comprensibile percentuale che non siano HSP.
“La timidezza è spesso accompagnata dall'emotività, che si esprime in rossore del viso, sudorazione, incertezza nell'eloquio, tremori, posture goffe, ecc. Generalmente una persona timida evita il contatto oculare con l'interlocutore, si esprime con frasi brevi ed evita di porsi al centro dell'attenzione, perché teme moltissimo il giudizio degli altri.”
Questo rappresenta pienamente il concetto di timidezza degli HSP.
Infatti una persona altamente sensibile teme il giudizio degli altri, perché non è stato accolto dai propri genitori. Spesso il suo essere sensibile, viene visto come un limite e non come una forza.
Spesso ho sentito dire, nei confronti degli HSP (me compreso), che bisognasse rinforzare il carattere, con “terapie” più o meno d'urto. Io per esempio sono stato mandato da bambino a fare Judo con questo proposito e l'ho odiato. Non mi rappresentava minimamente come sport e ovviamente non mi fu chiesto se mi piacesse o meno. Questa è anche una cosa molto comune. Se io sono obbligato a fare qualcosa che non mi rappresenta, da HSP, svilupperò una certa forma di timidezza, perché non posso esprimere me stesso, di fronte a qualcosa che vedo come coercizione. Infatti, riprendendo il testo di prima: “Un aspetto considerato generalmente negativo della timidezza è il fatto che essa impedisca al timido di difendere efficacemente i propri diritti e di esprimere le proprie opinioni davanti ad altre persone”. Questo perché avviene? Perché se io mi sento rifiutato, come faccio ad esprimere me stesso? Come faccio a sentirmi sicuro e quindi a poter difendere “efficacemente i miei diritti e le mie opinioni”? Per esempio con un genitore narcisista, che deride il figlio rispetto a ciò che fa o a ciò che dice, questo tratto sarà maggiormente visibile. Andrà a generare totale insicurezza e quindi timidezza.
E ancora: “L'eccessiva emotività inoltre può ostacolare in alcune occasioni particolarmente stressanti la lucidità di pensiero e la capacità di comunicare.”
Vero.
Verissimo.
A maggior ragione se l'HSP si trova in un ambiente ultra stimolato o sotto stress.
Pensate ad un'interrogazione o ad un esame. Già di per sé è una situazione stressante, ma se il soggetto in questione è un HSP, timido perché viene da una situazione come quella descritta precedentemente, se l'esaminatore sarà in grado di metterlo a suo agio, allora quanto meno riuscirà a fare un esame o un'interrogazione dignitosa, altrimenti le possibilità saranno scena muta, sudorazione eccessiva con rossore, pianto isterico e altre reazioni di questo tipo.
L'alternativa a questo sono quelle persone che imparano tutto a memoria, in maniera tale da bypassare questa possibilità.
C'è un'ultima caratteristica, esplicitata nel testo che è molto indicativa: “Può accadere per questo che in famiglia e in altri ambienti, che il timido ritiene più sicuri, la sua naturale inibizione relazionale, come forma di compensazione, possa trasformarsi in comportamenti aggressivi, autoritari e prepotenti.”
Se io venissi deriso, affossato o limitato, in quanto HSP “timido” non riuscirei ad esprimere me stesso e i miei bisogni per lungo tempo e questo genererebbe ansia, frustrazione e soprattutto rabbia.
Rabbia che ad un certo punto inizierebbe necessariamente a cercare una sua espressione in qualche contesto.
A questo punto avverrebbe quello scritto nel testo, quindi possibili conflitti estremi con i genitori, generalmente nella fase adolescenziale e post adolescenziali.
L'HSP che si sente emotivamente rifiutato, non accolto per ciò che è, dopo questi comportamenti risulterebbe esserlo ancora di più, perché potrebbe sembrare “eccessivo” e diventerebbe un circolo vizioso.
In alternativa potrebbe sviluppare un comportamento passivo-aggressivo, perché potrebbe essere stato indotto a pensare che esprimere la rabbia sia sbagliato (magari perché ha un genitore HSP passivo-aggressivo).
Per concludere possiamo desumere che la timidezza è un tratto distintivo di quasi tutti gli HSP che non sono stati accolti, compresi e valorizzati, in età infantile e puberale, dai propri genitori.
Quindi, cari HSP, accoglietevi voi!
Come?
Life Helping baby!
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