Essere Adulti
- Life Helping Master
- 14 dic 2021
- Tempo di lettura: 5 min

Oggi voglio affrontare un tema a me molto caro: l'essere Adulti. Ne ho parlato brevemente nell'articolo sull'essere genitori (pentiti), ma stavolta voglio aprire un focus su questo argomento.
Mi sono interrogato spesso, nel corso degli anni, su cosa significhi “Essere Adulto”. Ho chiesto a tante persone, quando hanno iniziato a sentircisi e quale fosse una loro definizione che spiegasse più o meno quello che si intendeva.
Tutti, chi più preciso, chi un po' meno, mi hanno dato questa risposta: quando ho avuto l'indipendenza economica, ho iniziato a sentirmi adulto. Pienamente quando ho avuto responsabilità, quali il lavoro, fare una famiglia, pagare le bollette... insomma avere a che fare con la “società”.
Questo discorso mi è sempre sembrato limitante. Osservando le stesse persone, vedevo sì quello che loro dicevano, ma ne vedevo tanti altri che si potrebbe riassumerli in una sola parola (senza darne un giudizio, ma semplicemente per evitare di fare il lunghissimo elenco): “infantili”.
Com'è possibile che tanti adulti, o presunti tali, abbiano ancora comportamenti che magari potrebbe avere un bambino di sei, sette o dieci anni?
La risposta mi è arrivata un giorno di tre anni fa, da un personaggio che fino a quel momento non avevo mai sentito: Janusz Korczak (Varsavia, 22 luglio 1878 – Campo di sterminio di Treblinka, 6 agosto 1942) è stato un pedagogista, scrittore e medico polacco di origine ebraica, vittima della Shoah.
Ti invito ad andare a leggere, almeno su Wikipedia, la sua vita, perché è davvero un grande Uomo!
Comunque, il testo che ho trovato, te lo riporto integralmente, perché per quanto mi riguarda è la definizione perfetta di Adulto.
“Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato, ne è diventato il padre e la madre.
Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente riconoscendone la verità dei sentimenti passati, che se non ascoltati diventano, presenti, futuri, eterni.
Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare.
E’ qualcuno che non cerca compiacimento, rapporti privilegiati, amore incondizionato, senso per la propria esistenze nel partner, nei figli, nei colleghi, negli amici.
Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli.
Adulto è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino, pagare le bollette o rifare i letti e le lavatrici.
Ma le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità.
Responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona, alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all’insegnante delle elementari che era frustrata e le puzzava il fiato.
SEMBRANO ADULTI MA NON LO SONO AFFATTO.
Chi da bambino è stato umiliato, chi ha pensato di non esser stato amato abbastanza, chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura, chi ha incontrato la rabbia e la violenza, chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato, chi ha urlato senza voce, chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno con orecchie per sentire, chi ha atteso invano mani, chi le mani le ha temute.
Per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione, se non si è avuto ancora il coraggio di accettare il dolore vissuto, se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione.
Io ho paura di questi bambini feriti travestiti da adulti, perché se un bambino ferito urla e scalcia, un adulto che nega le proprie emozioni è pronto a fare qualsiasi cosa.
Un bambino ferito travestito da adulto è una bomba ad orologeria.
L’odio potrebbe scoppiare ciclicamente o attendere a lungo per una sola e violenta detonazione, altri preferiscono implodere, mutilando anima e corpo, pur di non vedere.
Ciò che separa il bambino dall’adulto, è la consapevolezza.
Ciò che separa l’illusione dalla consapevolezza è la capacità di sostenere l’onda d’urto della deflagrazione del dolore accumulato.
Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.
Non si giunge alla felicità attraverso la menzogna.
Non si può fingere di non aver vissuto la propria infanzia.
Non si può essere Adulti se nessuno ha visto il bambino che siamo stati, noi per primi.”
A me questo testo, ogni volta che lo rileggo, mi da i brividi per la bellezza intrinseca che esprime.
Se iniziassi ad analizzare la società, attraverso questa “definizione”, quanti adulti tu conosci?
Io ho risposto: nessuno.
Le persone, per esperienza personale facendo questo lavoro, impiegano molta più energia per evitare di vedere le loro ferite emotive, dando la “colpa all'altro”, piuttosto che indirizzarla verso l'affrontare il dolore, costi quello che costi.
Io ho scelto, 15 anni fa, di affrontarlo, e 5 anni fa, di andare al fondo più profondo di quelle che sono state tutte le mie sofferenze.
È stato doloroso?
Ovviamente!
È stato il prezzo da pagare, affinché accadesse esattamente ciò che ha detto Korczak: “Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.”
Da questa accettazione, leggerezza, amore ed empatia è nato il Life Helping.
Comunque sai chi sono le persone di cui parla il pezzo che ti ho trascritto?
Dei narcisisti, dei borderline, degli istrioni, dei passivo-aggressivi, dagli antisociali, dalle personalità evitanti, dipendenti e ossessivo-compulsive.
Sono queste le “bombe ad orologeria” di cui parla Korczak. Questi disturbi sono negli uomini come nelle donne.
Secondo me infatti bisognerebbe iniziare a parlare di psicotici o di persone “malate”, piuttosto che di contrapposizione sul genere. Una persona sana di mente, uomo o donna che sia, rifiuta la violenza, la manipolazione, la coercizione. Una persona malata, uomo o donna che sia, può essere incline alla violenza, alla manipolazione, alla coercizione, perché è ciò che ha ricevuto!
Per avere un minimo di spiegazione di quello che sono queste personalità, ti riporto il link di un ottimo sito dove le spiega: https://www.stateofmind.it/tag/disturbi-di-personalita/
Ma non solo.
Non è prerogativa soltanto di coloro che hanno disturbi di personalità (che ti assicuro sono tantissime le persone, molte di più di quello che lontanamente si immagina). Per fare un esempio, un figlio di un narcisista a sua volta avrà un disturbo di personalità.
Anche coloro che vivono la propria vita inconsapevolmente, cioè senza una vera presa di coscienza di se stessi, si comportano in questa maniera. Cioè, non hanno sviluppato patologie perché sono cresciuti in un ambiente più o meno sano, quindi eviteranno di fare del male al prossimo, almeno per quanto concerne la psicologia.
Si può far del male, però, anche solo decidendo al posto del figlio o, a “fin di bene”, indirizzarlo verso quello che il genitore crede che sia giusto, senza tener conto di ciò che vuole il bambino/ragazzo. Si può far del male anche non avendo abbandonato comportamenti che uno attuava da bambini, con chiunque ci si trovi a che fare, a maggior ragione nel ruolo di “genitori”.
C'è una canzone de “Le vibrazioni” che si intitola “Sbagliato” e dice:
“E la mia abilità di farmi male Quando mi sento figlio e sono un padre E tu mi dici che Non è così sbagliato, sbagliato, sbagliato [...]”
Mi dispiace, ma È SBAGLIATO! (anche se la canzone è molto carina)
Insomma...
Essere Adulti è qualcosa che va scelto di Essere. È qualcosa su cui bisogna lavorare a fondo, scavando dentro se stessi, con l'unico scopo di arrivare ad Essere Gioia!
Comments