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Il rapporto con gli oggetti


Stavo sfogliando un catalogo di una nota catena di vendita di oggetti. Ci sono oggetti di tutti i tipi e sono tutti con un bel design e potenzialmente funzionali. Poi costano poco, possono arredare, danno quel tocco in più a un ambiente, quello della nostra casa, che abbiamo bisogno di percepirlo come familiare. E sfogliando quel catalogo, percepivo proprio questo bisogno. L'orologio col termometro vintage, che dà un senso di antico (il nostro bisogno di contatto con le origini). L'estrattore di succo, per avere un'alimentazione sana. Il set di strisce led da mettere sotto il letto con sensore di movimento, per poter illuminare la stanza senza disturbare il partner e senza mantenere una luce costantemente accesa (quindi rispetto e risparmio).

Ed è qui che è scattata la mia riflessione. Ho fatto viaggi in paesi molto poveri, quali Cuba, Cambogia, Indonesia; in queste nazioni la maggioranza della popolazione ha sorrisi sul volto, sono amichevoli col prossimo, tendono a ospitare dentro la loro casa anche gli sconosciuti (questo non succede solo a Pechino Express, ma anche nella vita reale). Perché riescono a farlo? Sono estremamente spirituali, pregano, meditano e hanno ancora valori forti. C'è anche un altro fattore: non hanno oggetti di valore. Oggetti, cioè, che sono costati tanti soldi. Possono evitare quindi, la paura che coloro che ospitano abbia l'intenzione di derubarli.

Mentre per coloro che vivono in questa parte del mondo, cosidetto Occidentale, da dove vengono quei soldi? Questa è la vera domanda. Sono frutto di un lavoro che il più delle volte non piace, quindi fatto controvoglia, che fa sacrificare la propria gioia di vivere a orari di lavoro assurdi, senza più le pause necessarie, da poter dedicare alla propria famiglia, o ai propri interessi, o semplicemente al riposo. In questa società noi dedichiamo il nostro tempo alla ricerca di un qualcosa che non riuscirà mai a darci soddisfazione. Cosa intendo per soddisfazione? Gioia. I giorni più gioiosi della mia vita che ricordo sono frutto di chiacchierate, divertimento e rapporti umani in cui c'erano due o più anime che entravano in contatto. Ma anche quando ho partecipato a dei corsi, cioè dove potevo accrescere il mio Essere.

Quindi perché tendiamo a sostituire la nostra Gioia, quindi il nostro accrescimento o i rapporti umani, con oggetti? Perché quando viviamo una vita frustrante, tendiamo a ridurre la nostra espansione verso l'esterno, ci chiudiamo in noi stessi. Spesso quando torniamo a casa dal lavoro, siamo così svuotati (perché non c'è stato piacere nel lavoro, cioè non c'è stata espressione del nostro essere in quel lavoro), che abbiamo bisogno di rinchiuderci sui social network, per avere l'illusione di avere un rapporto umano (esattamente quello che darebbe Gioia). Quindi cosa fare con quei (pochi) soldi che guadagno? Compro. Vestiti, scarpe, televisori, cellulari, videogiochi, oggetti per la casa, tutto ciò che può fornire l'immagine che voglio dare di me stesso al mondo esterno, che è lì pronto a giudicare e a sfogare la propria frustrazione, per la mancanza di una vita vera, su quella piattaforma virtuale che ormai è diventato il surrogato della vita. O in alternativa una distrazione alla mia osservazione della vita vera. Cioè evita di curartene (bambino) e gioca ancora un po' a Candy Crush (la frase di candy crash: “fuggi dallo stress di oggi”). Giocare ai videogiochi, così come passare il proprio tempo sui social network o fare qualsiasi cosa possa distrarti dall'osservazione di te stesso, serve per abituarti a sopportare e mai a risolvere. Perché se tu stai bene, non ti ammali, quindi non prendi medicine. Allora io ti devo costringere a mangiare alimenti di pessima qualità affinché tu possa generare intolleranze, così puoi prendere medicine oppure comprare prodotti “biologici” o “senza glutine” o “senza lattosio”. Che pagherai di più, perché la salute, quella che per i nostri nonni era un diritto sacrosanto (tanto che in Italia abbiamo avuto la sanità gratuita fino a pochi anni fa), adesso non è più un diritto, ma un privilegio. E quel privilegio se lo possono permettere solo coloro che guadagnano di più. E allora per poter guadagnare di più o sei costretto a fare due o tre lavori (quindi scordarti della tua vita) o a fare carriera in ambiti ultra-competitivi, dove volontariamente mettono uno contro l'altro, affinché lo stress sia maggiore e la tua percezione di sicurezza sia effimera. Così anche se guadagni di più DEVI essere frustrato, così puoi prenderti gli antidepressivi, cioè droghe che servono per assuefarti ad una sensazione di piacevolezza. Quella stessa sensazione che tu vorresti provare nella tua vita ma non riesci a provare perché hai una vita che non ti piace. In pratica il possesso sostituisce la Gioia. Ma questo avviene anche nei rapporti umani, perché la maggior parte di quelli che osservo sono basati sul possesso dell'altra persona, sul controllo, sulla mancanza di dialogo, sul sotterfugio, sul tradimento.

Quindi il rapporto con gli oggetti è fine a se stesso o ha intaccato completamente la nostra vita a tutti i livelli?

 
 
 

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